Iniziato da Carlo I d’Angiò nel 1279 inglobando
nella costruzione la precedente Torre del porto (1277). I lavori saranno
affidati all’architetto francese Pietro d’Angicourt*, sovrintendente
della Curia Reale, così come risulta dai registri angioini. Verrà quasi
completamente riedificato nella seconda metà del Quattrocento (come il
Maschio angioino), dopo le distruzioni dell’occupazione Alfonsina del
1442/43, da Alfonso I d’Aragona, nell’attuale parte interna, e da
Ferrante ( Ferdinando) d’Aragona nella cinta difensiva bastionata
esterna. Quindi il castello così come lo vediamo oggi è per la gran
parte opera degli aragonesi che lo ristruttureranno e modificheranno
nella forma da rettangolare a quadrata per renderlo più adatto alla
difesa dalle nuove armi da fuoco. Scrive, infatti, l’Haseloff
riferendosi al castello di Manfredonia «Il fabbricato aggruppato intorno
ad un cortile di forma quadrata, con tre torri tonde ed una
quadrangolare, presso la quale si estende una corona di fortificazioni,
potrebbe certamente rimontare nelle linee principali, alla costruzione
di Pietro d’Angicourt, se le dimensioni non fossero troppo piccole per
un castello a sei torri: bisogna quindi ammettere un restauro o una
nuova costruzione, dell’opera aragonese». È probabile che il castello
progettato dal d’Angicourt doveva essere di dimensioni maggiori rispetto
a quella interna del cortile quadrangolare (piazza d’armi) e che la sua
forma iniziale sia stata rettangolare con quattro torri angolari e con
due torri intermedie sui lati più lunghi. Simile come impostazione
planimetrica al castello normanno-svevo-angioino di Lagopesole, che re
Carlo farà completare in quegli anni sotto la direzione del
protomagister d’Angicourt.
Castello di Manfredonia
Particolare basamento della torre dello Stendardo o di Santa Barbara
Resti del basamento della “magna turris” angioina, inglobata
successivamente nella costruzione del castello che Carlo I d’Angiò volle
realizzare a difesa del porto. È visibile un paramento murario simile a
quello che il d’Angicourt ha utilizzato per il basamento della torre
della Leonessa del castello di Lucera e con evidenti analogie con la
cinta muraria della città di Aigues-Mortes in Francia, città fondata dal
fratello di Carlo, Luigi IX (San Luigi)
Castel
Nuovo (Maschio angioino) 1279-1282
Pierre de Chaule e Pierre d'Angicourt
Voluto da Carlo I d’Angiò come reggia angioina, i lavori saranno
affidati, secondo i registri angioini, agli architetti francesi Pierre
de Chaule e Pierre d'Angicourt anche se il Vasari assegna il progetto a
Giovanni Pisano - Fu quasi interamente rifatto, dopo le distruzioni
delle guerre per il dominio del regno, durate per tutta la prima metà
del XV secolo, da Alfonso I d’Aragona. L’edificio non aveva tuttavia la
sola funzione di residenza reale, ma rivestiva anche e soprattutto dei
compiti strategici, essendo stato concepito e realizzato a sorveglianza
del porto.
Castello di Manfredonia torre
Quadra o del Monaco (1279)
L’unica superstite dell’originario castello a sei torri angioino.
Essendo posta sul lato nord-est del castello sarà risparmiata dalle
distruzioni dovute all’attacco dell’artiglieria e dei trabucchi di
Alfonso I (1442-43), perché posta sul lato opposto all’attacco stesso,
su di un lato in quegli anni a contatto diretto con il mare in quegli
anni, come si evince dalle cartografie del Cinquecento. Non sarà oggetto
della 1a ristrutturazione aragonese del 1458.
SIGILLO DI MANFREDI MALETTA
PRIMO SIGNORE DI MANFREDONIA
Sigillo in ceralacca rossa di
Manfredi Maletta
Il disegno è stato ricavato dal sigillo apposto sulla
pergamena datata e rilasciata in Manfredonia il 24 agosto 1301. (Disegno tratto dal libro di G. De Troia , Dalla
distruzione di Siponto alla fortificazione di Manfredonia, 1987, editore
Schena).
Manfredi Maletta, Conte di Mineo, Signore della Montagna di Monte Sant’Angelo,
Gran Camerario del Regno, ricchissimo e potentissimo zio materno di re
Manfredi. Sarà il primo Signore della città di Manfredonia, su
disposizione di re Manfredi. Del resto il terreno sui cui è sorta la
città era di sua proprietà, perché donato al Conte dal papa Innocenzo IV.
Terreno e possedimenti sarranno confiscati, insieme ad altri feudi e
proprietà sparsi nel regno , dagli Angioni . A lui sarà dedicata nei
primi secoli della città una delle vie principali, la “ruga del Conte”,
l’attuale via Tribuna. Si deve ricordare inoltre che sia Torre Maletta ,
l’attuale Torre Mileto che la cittadina siciliana di Maletto prendono il
nome da questo poco conosciuto zio di Manfredi .
RE
MANFREDI (? 1232 – Benevento 1266)
(Da una stampa
antica di Michele Bellucci)
Figlio di Bianca Lancia e di Federico
II, mantenne il cognome materno anche dopo le nozze tra i suoi genitori
(1246). Principe di Taranto, Manfredi sposò nel 1249 Bianca di Savoia,
marchesa del Monferrato, da cui ebbe la figlia Costanza, sposata nel
1262 a Pietro III d'Aragona.
Quando, nel 1250, il padre morì, prese saldamente il controllo del regno
di Sicilia e dell'Italia Meridionale, fino all'arrivo di Corrado IV,
l'erede legittimo, dalla Germania. Corrado IV temendo la sua potenza
esiliò i Lancia e, morendo (1254), affidò la Sicilia a Bertoldo di
Hohenburg. Questi lasciò la reggenza a Manfredi. che, scomunicato da
Innocenzo IV (1254), tenne il regno per il nipote Corrado V (Corradino),
ancora minorenne.
Nel 1258, sparsa la voce che Corradino era morto, Manfredi si fece
incoronare re di Sicilia (10 agosto) a Palermo e fu ben presto
riconosciuto capo dei ghibellini d'Italia. Fu scomunicato dal papa nel
1259 e di nuovo nel 1260, ma nel frattempo con il suo appoggio, i
ghibellini toscani si erano imposti a Firenze con la battaglia di
Montaperti.
Giunta presto la scomunica ad opera di papa Innocenzo IV, tutore di
Corradino, la contrapposizione fra Manfredi ed il papato continuò anche
con i papi successivi, Alessandro IV e Urbano IV, finché quest'ultimo,
francese di nascita, chiamò Carlo d'Angiò, fratello del re di Francia
Luigi IX il Santo, ad occupare il regno di Napoli e gli offrì la corona
di Sicilia usurpata. Clemente IV, infine, salito al soglio pontificio
alla morte di Urbano IV, legalizzò l'occupazione francese riconfermando
l'incoronazione di Carlo d'Angiò re di Napoli. Appoggiato dalle forze
guelfe italiane e finanziariamente dai ricchi e potenti banchieri
fiorentini di parte guelfa, Carlo si scontrò a Benevento con l'esercito
di Manfredi, nel 1266. Manfredi combatté valorosamente, ma cadde sul
campo: i suoi resti, che i soldati francesi avevano ricoperto di pietre
("grave mora" Pg. II, 129), furono dissepolti per ordine del vescovo di
Cosenza e sparsi oltre il fiume Liri, lontano anche dal territorio dello
stato della Chiesa, perché di uno scomunicato
5. Carlo I d’Angiò
(Monumento realizzato da Arnolfo di Cambio. Roma,
Campidoglio, Palazzo dei Conservatori.
E' probabile che la statua, ricavata da un frammento di architrave
antico, sia stata composta nel 1277, quando Carlo, senatore di Roma per
la seconda volta (1268-1278) vi chiamò Arnolfo.)
Fratello del re di Francia Luigi IX e
zio, quindi di Filippo III l'Ardito, Carlo I d'Angiò nacque nel 1226.
Nel 1245 sposò Beatrice, figlia di Raimondo Berengario IV, dalla quale
ebbe in dote la Provenza. Nell'ambito di una fortunata politica di
unificazione interna e di espansione esterna del regno di Francia,
dall'acquisizione della Provenza ebbe inizio una serie di annessioni,
conseguite con la forza o l'inganno. Carlo, infatti, venne chiamato in
Italia dal papa per contrastare le pretese di Manfredi, figlio naturale
di Federico II, sul regno di Sicilia. Dopo la vittoria di Benevento
(1266) su Manfredi e di Tagliacozzo (1268) sul giovanissimo imperatore
Corrado V, morti i due pretendenti al trono, Carlo ebbe di fatto il
controllo del regno di Sicilia, di cui era stato già solennemente
incoronato re da papa Urbano IV, fin dal 1263, in seguito all'accordo
che lo impegnava ad intervenire militarmente contro gli Svevi. Morì nel
1285, lo stesso anno del suo avversario Pietro III d'Aragona, l'unico in
grado di contendergli legittimamente il regno di Sicilia, poiché la
moglie di Pietro Costanza, era figlia di Manfredi.
Aigues-Mortes Francia . Panorama
Aigues-Mortes, città della
Francia meridionale, nel dipartimento di Gard. È situata sul delta del
Rodano, in una zona paludosa (da cui deriva il nome, che significa
"acque morte"). Le principali risorse economiche sono le saline, la
viticoltura e il turismo. Aigues-Mortes ha conservato il suo suggestivo
aspetto medievale; è circondata da imponenti mura turrite e dominata
dalla Tour Constance, del XII-XIII secolo. Nel XIII secolo era l'unico
scalo portuale mediterraneo a disposizione della Corona francese. Re
Luigi il Santo concesse alla città l'autonomia, e partì da qui per la
sesta e la settima crociata (rispettivamente nel 1248 e nel 1270).
Aigues-Mortes intrattenne rapporti commerciali molto intensi con alcune
città italiane, come Genova e Firenze, fra il XIII e il XIV secolo.
Occupata dai Borgognoni nel 1418, durante la guerra dei Cent'anni, e
successivamente riconquistata dagli Armagnacchi, la città subì un
progressivo declino a causa dell'insabbiamento dei canali che portavano
al mare. La creazione del porto di Sète provocò la definitiva perdita
d'importanza economica di Aigues-Mortes nel XVII secolo. Abitanti: 6.012
(1999).
6. L’Italia e parte dell’Europa nei primi anni del
regno di Carlo I d’Angiò
Dopo aver
confiscato Manfredonia al Conte Manfredi Maletta, primo Signore della
città, gli Angioini la lasceranno in uno stato di relativo abbandono.
Manfredonia comincerà ad avere importanza nella politica strategica
degli Angioini quando, per la sua posizione favorevole, diventerà
l’approdo più utilizzato per i rapporti con Venezia e, in particolare
con l’Ungheria. Infatti Isabella, figlia di Carlo, andò in sposa a
Ladislao, primogenito del re d’Ungheria. Inoltre nel 1270 anche Carlo II
lo Zoppo, altro figlio di Carlo, sposerà Maria d’Ungheria, figlia di
Stefano V re d’Ungheria. (Questi legami nuziali porteranno poi gli
Angioini nel giro di qualche decennio sul trono d’Ungheria ed in modo
specifico con Carlo Roberto verrà incoronato re di Ungheria, con il nome
di Carlo I, nel 1308). Quindi Carlo, resosi conto che Manfredonia era il
porto più comodo per raggiungere da Napoli la capitale ungherese Buda,
comincerà a dare importanti disposizioni per il completamento della
città di Manfredonia. Tali disposizioni riguarderanno soprattutto la
sistemazione del porto, la erezione della torre del Porto e la
costruzione delle mura di cinta della città. A difesa del porto furono,
dopo breve tempo, impartiti gli ordini per la costruzione del castello,
inglobando nella costruzione la torre del Porto. Un altro momento di
grande importanza strategica per il porto di Manfredonia, si avrà
durante l’assedio di Lucera, quando vi sbarcheranno le navi ed i soldati
per l’assedio della città saracena.